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Come si diventa Project Manager di successo? La ricerca di Angelo Elia e Alessandro Lo Presti per saperne di più

La domanda di project manager sul mercato del lavoro si prospetta con una crescita più alta rispetto a quella di altre professioni: in dieci anni (dal 2017 al 2027) è previsto un aumento del 33% a livello mondiale nella popolazione dei project manager, che passerà da 66 milioni a 88 milioni, con ben 22 milioni di nuovi posti di lavoro. 

È quanto emerso da una nota ricerca di Anderson Economic Group, commissionata dal Project Management Institute (PMI) e pubblicata sul Project Management Job Growth and Talent Gap 2017–2027. Ciò significa che la maturità del project management nelle organizzazioni è in crescita e siamo ormai entrati nella Project Economy, definita dal PMI come “one in which people have the skills and capabilities they need to turn ideas into reality”.

Assumendo che project manager di successo possano meglio contribuire al successo delle organizzazioni nelle quali lavorano, quali fattori possono favorire il successo di carriera di un project manager? Non è facile rispondere a questa domanda, perché si tratta di una professione non molto studiata nella letteratura delle carriere nonostante stia assumendo un’importanza crescente. 

Per saperne di più abbiamo realizzato un lavoro di ricerca in risposta alla call for papers “Career Paths and Career Systems for Project Managers” del Project Management Journal, la prestigiosa rivista accademica e di ricerca del PMI, al fine di indagare alcune variabili che possono influenzare il successo di carriera dei project manager. La call sollecitava l’invio di articoli derivanti da ricerche inerenti lo studio delle relazioni tra atteggiamenti individuali, fattori organizzativi e successo di carriera.

Le variabili indagate

Abbiamo individuato alcune variabili potenzialmente rilevanti per la carriera di un project manager, di seguito descritte.

Career paths

I percorsi di carriera per i project manager nelle organizzazioni dipendono dal tipo di organizzazione e dal modello di governo dei progetti. Un tipico percorso di carriera prevede i seguenti livelli:

  • project manager junior
  • project manager
  • project manager senior
  • program manager (o master project manager).

La figura di program manager comprende la supervisione di più progetti all’interno di un programma, con il coordinamento dei project manager e la gestione del budget da allocare sui diversi progetti. Ma non sempre nelle organizzazioni che gestiscono progetti sono presenti analoghi percorsi di carriera e capita addirittura che i project manager non siano riconosciuti come tali e rientrino in diversi profili professionali.

Employability

L’occupabilità, intesa come spendibilità di competenze ed esperienza all’interno dell’organizzazione di appartenenza o al di fuori della stessa, è stata indagata dal punto di vista dell’organizzazione (employability culture) e dell’individuo (employability). Nel primo caso riferita alla misura in cui i project manager percepiscono che le organizzazioni nelle quali lavorano promuovono l’occupabilità attraverso programmi di formazione, attività e iniziative. Nel secondo caso riferita ad atteggiamenti e comportamenti individuali tesi al miglioramento di competenze ed esperienza.

Protean career

La protean career è riferita a un atteggiamento individuale proattivo, che implica il sentirsi responsabile della direzione da dare alla propria carriera, attraverso scelte basate su obiettivi e valori personali, in alternativa a una visione più tradizionale secondo la quale prevalgono scelte e valori dell’azienda.

Boundaryless career

La propensione alla mobilità (fisica e mentale) oltre i confini di una singola organizzazione è stata valutata sia oggettivamente, in base alla quantità di esperienze lavorative maturate (objective boundaryless), sia soggettivamente, in base alla propensione a stabilire relazioni sociali e professionali all’interno e al di fuori dell’organizzazione di appartenenza (boundaryless career).

Queste ultime due variabili (protean career e boundaryless career) sono sempre più al centro degli studi sulle carriere, date le evoluzioni nel mercato del lavoro che rendono non sostenibile l’aspettativa di una carriera lavorativa che si svolga tutta in un’unica organizzazione; il loro accostamento al project management è un elemento di novità introdotto dal nostro lavoro.

Abbiamo cercato di comprendere come le variabili appena descritte possono influire sul successo di carriera dei project manager, dal punto di vista oggettivo (riferito a promozioni, miglioramenti economici e posizioni ricoperte) e soggettivo (riferito ad aspetti di gratificazione personale).

Il lavoro di ricerca

Abbiamo realizzato il nostro lavoro in collaborazione con i tre Chapter italiani del PMI e l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, che hanno promosso e sostenuto l’iniziativa riconoscendone il valore dal punto di vista accademico e aziendale. Siamo partiti a dicembre 2017 con l’analisi della letteratura esistente sulle carriere dei project manager, quindi abbiamo definito il modello e il disegno della ricerca, a seguire abbiamo avviato la raccolta dei dati e successivamente l’analisi degli stessi. Abbiamo poi scritto l’articolo da sottoporre al Project Management Journal in risposta alla call for papers prima citata.

Abbiamo completato il lavoro a settembre 2018, quando abbiamo avviato la divulgazione scientifica presentando la ricerca al PMI Academic Workshop presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

La raccolta dei dati, durata 4 mesi, è avvenuta tramite un questionario di 66 domande raggruppate in scale graficamente separate, divulgato dai tre Chapter italiani del PMI nelle rispettive comunità professionali. Sono pervenute in totale 552 risposte. Per l’analisi dei dati abbiamo adottato, come principale approccio statistico, la dominance analysis, che ci ha permesso di esaminare il ruolo predittivo differenziato dei diversi fattori indagati.

Identikit del project manager di successo

I risultati della nostra ricerca ci dicono che i project manager guidati da valori personali, che si sentono responsabili dell’indirizzo da dare alla propria carriera (protean career), hanno maggiori probabilità di successo sia dal punto di vista oggettivo sia dal punto di vista soggettivo. Discorso analogo per i project manager che lavorano in organizzazioni con chiari percorsi di carriera e una cultura che tende a incoraggiare lo sviluppo individuale (employability culture): chi lavora in tali contesti risulta avere maggiori probabilità di raggiungere il successo oggettivo e soggettivo di carriera.

L’aver maturato molte esperienze lavorative in diverse organizzazioni (objective boundaryless) è risultato associato al solo successo oggettivo di carriera.

Gli altri fattori indagati, cioè la propensione a stabilire relazioni all’interno dell’organizzazione di appartenenza e al di fuori della stessa (boundaryless career) e la propensione a rendersi occupabili (employability), inaspettatamente non sono risultati predittori di una carriera di successo.

Quindi l’identikit del project manager di successo è questo: un professionista che sente la responsabilità di guidare la propria carriera, anche in base a valori personali, che ha maturato più esperienze lavorative e che lavora in un’organizzazione dove sono presenti chiari percorsi di carriera e una cultura che favorisce lo sviluppo professionale dei singoli.

Il valore e le implicazioni pratiche

Ci sono tre aspetti del nostro lavoro che riteniamo si possano evidenziare per il loro potenziale contributo alla disciplina del project management e allo studio delle carriere:

– si tratta del primo studio che ha indagato sull’incidenza sia degli atteggiamenti individuali sia dei fattori organizzativi nei confronti del successo di carriera oggettivo e soggettivo e inoltre l’accostamento di protean career e boundaryless career al project management è una novità rispetto agli studi precedenti, che si erano focalizzati sui fattori organizzativi;

– è stato il primo lavoro di ricerca ad applicare la dominance analysis per studiare il successo di carriera dei project manager esaminando il ruolo predittivo differenziato dei diversi fattori che sono stati indagati (tale approccio può costituire un riferimento per future ricerche);

– è stato il primo lavoro di ricerca sui project manager italiani.

Inoltre, possiamo individuare alcune implicazioni pratiche:

1. Ciò che emerge dalla ricerca può maggiormente motivare i project manager a gestire in modo proattivo la carriera e le aziende a promuovere la crescita professionale e l’occupabilità di una figura peculiare come quella del project manager. Qualunque sia il tipo di struttura organizzativa (funzionale, orientata ai progetti, a matrice, ecc.), le carriere dei project manager dovrebbero essere progettate in modo da prevedere chiari percorsi e obiettivi di crescita. Le aziende dovrebbero costantemente spingere i project manager ad accrescere le proprie competenze e capacità attraverso iniziative che non siano solo momenti isolati, ma percorsi strutturali e coerenti con la più ampia cultura organizzativa. Dovrebbero, inoltre, incoraggiare i project manager a sviluppare un atteggiamento proattivo nei confronti della propria carriera e dare la possibilità di personalizzarne i percorsi sulla base di esigenze, valori e scelte personali che siano in linea con la strategia e le politiche dell’organizzazione.

2. La raccolta dei dati tramite il questionario ha fornito una fotografia della popolazione dei project manager in Italia (età, istruzione, certificazioni, anni di esperienza, settori di occupazione, ecc.). I report prodotti possono essere disponibili per aziende e altre organizzazioni, se ritenuto utile per iniziative di sviluppo professionale.

3. Lo studio propone un modello di collaborazione tra mondo accademico e mondo aziendale, infatti molti professionisti che lavorano in aziende sono stati coinvolti attraverso la compilazione del questionario; inoltre, lo studio è un esempio di collaborazione tra Università e PMI.

4. I docenti che erogano corsi di project management in università ed enti di formazione possono usare i risultati del lavoro di ricerca per definire i percorsi educativi e favorire migliori risultati di carriera per gli studenti che decideranno di lavorare come project manager. Inoltre, i risultati potrebbero essere usati per iniziative professionali volte a favorire un atteggiamento proattivo nei confronti della carriera durante e dopo gli anni universitari.

Divulgazione e pubblicazioni

Il lavoro di ricerca è nato da una call for papers del Project Management Journal. Abbiamo scritto l’articolo dal titolo “Is the Project Manager’s Road to Success Paved Only with Clear Career Paths?: A Dominance Analysis of the Additive Contributions of Career Attitudes and Employability Factors” e sottoposto lo stesso al PMI a giugno 2018. Dopo diverse revisioni, l’articolo è stato accettato e pubblicato a gennaio 2020, con nostra grande soddisfazione. Si può leggere e scaricare a questo link della piattaforma online SAGE journals, oppure accedendo alla sezione Learning & Events – Publications del portale del PMI (www.pmi.org).

Come già detto, abbiamo presentato il lavoro al PMI Academic Workshop di Roma presso l’Università “La Sapienza” (il 20 settembre 2018); si tratta dell’evento organizzato dai tre Chapter italiani del PMI volto a facilitare l’incontro tra accademici e professionisti su temi legati al project management. Quindi, il 1° giugno 2019 abbiamo presentato il lavoro al congresso EAWOP (European Association of Work and Organizational Psychology) che si è tenuto a Torino presso il Centro Congressi Lingotto (con la presenza, in questo caso, del solo Alessandro). EAWOP si occupa di promuovere e supportare lo sviluppo e l’applicazione della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni in Europa e facilitare le relazioni tra scienziati e professionisti che lavorano in questo campo.

Infine, dopo la pubblicazione sul Project Management Journal abbiamo avuto l’occasione di pubblicare su LSE Business Review, il blog di London School of Economics and Political Science, un post dal titolo “In the era of the project economy, are project managers satisfied?”, centrato sul nostro lavoro di ricerca. Il post è stato pubblicato lo scorso 28 febbraio, per leggerlo si può accedere a questo link.

Articolo scritto da:

Angelo Elia, PMP, PMI-ACP, Program Manager presso Engineering Ingegneria Informatica

Alessandro Lo Presti, Professore associato di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, Università della Campania “Luigi Vanvitelli”

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