Tutti i mondi che vedo – Curiosità, scoperta e meraviglia all’alba dell’Intelligenza Artificiale, di Fei-Fei Li
A cura di Vincenzo Mosca
Fei-Fei Li, pioniera e “madrina” nel campo dell’intelligenza artificiale, ci regala con “Tutti i mondi che vedo – Curiosità, scoperta e meraviglia all’alba dell’Intelligenza Artificiale” molto più di una semplice autobiografia. Questo libro è un viaggio, un’esplorazione toccante e profondamente umana che intreccia la sua straordinaria carriera scientifica con la sua esperienza di immigrata cinese negli Stati Uniti. Attraverso una narrazione avvincente e ricca di spunti di riflessione e di humor, Li ci conduce per mano attraverso le sfide e i trionfi di una vita dedicata alla scienza, senza mai perdere di vista la centralità dell’essere umano.
Ma quali sono i mondi che Li vede?
Il primo mondo che l’autrice si trova ad affrontare, da bambina, è quello di una vita da immigrata. L’infanzia, infatti, è segnata dalla Rivoluzione Culturale maoista in Cina, che porta prima il padre e dopo qualche anno la madre e lei a emigrare negli Stati Uniti. L’approdo in America non è stato dei più semplici, ma è proprio qui che la sua passione per la scienza incontra l’affetto e l’umanità di un professore del liceo e della sua famiglia, ai quali resterà sempre legata.
Il secondo mondo è quello accademico. Grazie proprio a quel professore del liceo che prende a cuore Fei-Fei Li e ne intuisce il potenziale in quello che oggi è acronimizzato come ambito STEM, l’autrice riesce a entrare in una delle più prestigiose università americane e mondiali grazie a una borsa di studio. Qui si laurea in fisica e decide di intraprende la carriera accademica perché decisa a seguire, tenacemente, quella che chiama la sua Stella Polare, ossia una fede e una passione incrollabile nella scienza. E qui rientra in gioco la profondità dell’essere umano quando meno la si aspetta: la perenne curiosità del padre, che lei accompagna sempre nei vari mercatini dell’usato durante i weekend a guardare e osservare tutta la merce a disposizione, le fa scoccare la scintilla che guida l’autrice verso la computer vision. È quindi nel contesto accademico del dottorando e delle sue ricerche successive che decide ostinatamente di riuscire a far vedere le macchine. Partendo dagli studi e dai risultati che hanno portato nei decenni precedenti al percettrone e al neocognitrone e infine agli algoritmi di retro-propagazione dell’errore, la sua idea di addestrare algoritmi su dati di scala molto più vasta di quella su cui sono stati addestrati sino a quel momento (siamo intorno al 2010) risulta vincente. È lei che pensa e fa nascere ImageNet, la più grande raccolta di immagini etichettate fino a quel momento, e dà vita a una competizione che vede vincitore nel 2012 AlexNet, una rete neurale convoluzionale profonda progettata da Alex Krizhevsky e Ilya Sutskever, sotto la supervisione di Geoffrey Hinton (vi dicono qualcosa questi nomi?).
E da quel momento ecco che si apre il terzo mondo, quello dell’Intelligenza Artificiale. La creazione di ImageNet e la vittoria di AlexNet (ottenne un errore del solo 15,3% nel riconoscimento delle immagini, oltre 10,8% in meno del secondo classificato) ha scatenato la rivoluzione dell’IA che stiamo conoscendo da quando è stata mostrata al grande pubblico pochissimi anni fa. Se è dagli anni ’50 che si parla di Intelligenza Artificiale e ci sono stati finora dei periodi denominati “l’inverno dell’IA”, ecco che dal 2012 c’è il disgelo, con l’intuizione prima e l’affermazione poi della necessità di una mole di dati enorme e una capacità computazionale degna di questo nome (grazie alle più prestanti GPU). Da questo momento in poi, il ruolo delle ricerche di Li continua così come la sua costante affermazione di informatica ed esperta in questo campo.
La sua passione per la scienza e la scoperta, ormai già tramutate in ossessione, e la sua tenacia e la sua storia personale la proiettano nel quarto e ultimo mondo che Fei-Fei Li vede: quello della famiglia. L’autrice non dimentica l’austera e comprensiva educazione ricevuta dalla madre, gravemente malata e sempre più grave nel corso degli anni al punto da subire diversi interventi al cuore, mescolata con il comportamento a tratti adolescenziale del padre sempre curioso e apparentemente spensierato. L’incontro col marito e la nascita dei figli la cambiano, quasi al pari di come l’ha cambiata l’incontro con il suo professore al liceo. È in questi rapporti che lei capisce che l’IA non deve e non può prescindere dall’uomo e dalla sua inimitabile natura. È da qui che sviluppa e matura la sua visione dell’IA come strumento potente che deve essere sviluppato e utilizzato con responsabilità, etica ed empatia, ponendo sempre al centro l’essere umano. La sua visione human-centered dell’IA emerge con forza in ogni pagina, tant’è che è fondatrice e co-direttrice dell’iniziativa universitaria di Stanford “Human-Centered AI Insititute” (invita a riflettere sulle implicazioni etiche dell’IA, sulle possibili conseguenze di un suo utilizzo indiscriminato e sulla necessità di garantire che questa tecnologia sia al servizio del progresso umano e non viceversa) e co-fondatrice e presidente della ONG “AI4ALL” (la cui missione è educare la prossima generazione di tecnologi, pensatori e leader dell’intelligenza artificiale promuovendo la diversità e l’inclusione di donne e minoranze attraverso i principi dell’intelligenza artificiale incentrati sull’uomo).
La sua è una storia che tocca corde emotive profonde, in cui l’autrice è capace di coniugare la rigorosità scientifica con una profonda sensibilità umana e intreccia abilmente aneddoti personali, riflessioni etiche e intuizioni scientifiche, rendendo accessibili anche i temi più complessi.
L’intelligenza artificiale, pur essendo al centro della sua carriera, non è la protagonista assoluta del libro. Piuttosto, funge da sfondo, da contesto in cui si dipana la storia di una donna straordinaria, guidata da una passione inesauribile per la conoscenza e da un profondo desiderio di utilizzare la tecnologia per il bene dell’umanità. La sua storia di immigrazione, fatta di sacrifici, impegno costante e un’incrollabile fiducia nel potere dell’istruzione, risuona con forza in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso e in questa storia la sua visione human-centered dell’IA emerge con forza in ogni pagina.
“Tutti i mondi che vedo” è un libro che ispira, che emoziona e che fa riflettere. La storia di Fei-Fei Li è una testimonianza potente di come la resilienza, la determinazione e l’umanità possano guidarci attraverso le sfide più ardue, sia personali che professionali. È un invito a non perdere mai di vista i nostri valori, a coltivare la curiosità e la passione per la scoperta, e a utilizzare le nostre conoscenze e competenze per costruire un futuro migliore per tutti. In definitiva, “Tutti i mondi che vedo” è un libro che consiglio a tutti, non solo agli appassionati di scienza e tecnologia. È una lettura illuminante e stimolante, che ci invita a riflettere sul nostro ruolo nel mondo, sulle nostre responsabilità e sul nostro potenziale di contribuire a un futuro più giusto, equo e sostenibile. È un testo che ci ricorda che, anche nell’era dell’intelligenza artificiale, è la nostra umanità a definirci e a guidarci. La storia di Fei-Fei Li è un faro di speranza in un mondo sempre più complesso e incerto, un esempio luminoso di come la passione, l’impegno e l’empatia possano fare la differenza. Un libro che dovrebbe essere letto e riletto per comprendere appieno le sfide e le opportunità dell’era dell’IA.
Vincenzo Mosca, attualmente PM in ambito infrastrutturale IT presso un’importante realtà assicurativa a livello internazionale, ha lavorato come PM/PMO in una società di consulenza per circa 10 anni occupandosi principalmente di antiriciclaggio, Budget & Reporting, BPR & Organization. Socio e volontario del PMI-SIC dal 2022; dal 2025 Responsabile del Comitato Editoriale del Chapter.