Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere, di John Gray
A cura di Mariano Menna
“Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla Terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi.”
Nel suo celeberrimo bestseller, che ha superato ormai da tempo i 10 milioni di copie vendute, John Gray prova ad analizzare le differenze che a suo dire sussistono strutturalmente tra uomini e donne, fornendo uno spaccato dell’antropologia di genere e approfondendo con un registro leggero (come nell’accezione fornita da Calvino, non superficiale), ma a tratti anche irriverente, le più comuni dinamiche psicologiche di coppia.
Gray prende fermamente le distanze dalla convinzione che si debba giungere a un’equiparazione di uomini e donne rispetto al modo di vedere il mondo, di pensare e conseguentemente di agire; questo avviene senza che dalle tesi portate nel testo derivino giudizi di valore o che questo elemento possa in qualche modo giustificare le disparità che ancora oggi, come una piaga, contraddistinguono spesso la nostra società. Uomini e donne sono diversi: gli uni provengono da Marte, le altre da Venere, e ciò rappresenta indubbiamente una splendida forma di ricchezza, ma talvolta anche un pericolo per le relazioni di genere: l’incomprensione e ciò che ne può conseguire (discussioni, liti, separazioni, etc.) diventano infatti una rischio a dir poco concreto quando questa strutturale diversità viene sottovalutata o addirittura dimenticata. Per Gray, solo il raggiungimento di un pieno grado di cognizione rispetto a questa primaria eterogeneità può rappresentare il punto di (ri)partenza per valorizzare le relazioni di genere o evitare trappole che vadano a minarne solidità e armonia.
A mo’ di esempio pratico, tra le differenze uomo/donna più emblematiche che l’autore ravvisa, figura senza alcun dubbio l’evergreen del mancato ascolto. Uno dei motivi più frequenti di tensione di coppia, infatti, è rappresentato da un vero e proprio fraintendimento: gli uomini tendono ad avere non di rado un atteggiamento molto “pratico” e per questo motivo credono che le donne manifestino i propri sentimenti negativi e mettano in risalto problematiche/difficoltà durante le conversazioni con la precisa di intenzione di chiedere aiuto o eventuali soluzioni, non prendendo in considerazione il fatto che, in quei frangenti, nella maggior parte dei casi non cerchino nient’altro (si fa per dire) che ascolto genuino. Con queste premesse, pur senza cattiveria o volontà di deludere l’altro/a, si può giungere facilmente a uno stato di confusione reciproca e complessivamente a uno stallo doloroso all’interno della relazione, poiché lei “vuole comprensione, ma lui è convinto che voglia soluzioni”.
Nonostante alcuni anacronismi, dovuti probabilmente anche al lasso di tempo trascorso dalla prima edizione del libro (correva pur sempre l’anno 1992), l’analisi di Gray tenta di fornire in maniera divulgativa una visione ampia dell’universo maschile e femminile, soffermandosi sull’intercapedine che vi è tra di essi; una zona grigia che con la giusta consapevolezza può rivelarsi molto piacevole e arricchente, ma che nel caso opposto può anche tramutarsi in un vero e proprio “terreno di scontro”, caratterizzato da incomprensioni, ferite emotive e discordie. L’autore si sofferma a lungo proprio sul tema dell’anatomia di un un litigio, tratteggiando con dovizia di particolari tutte le dinamiche più comuni che portano a un litigio e soprattutto tutte le azioni da poter mettere in campo per provare a evitarlo o comunque per disinnescarlo senza degenerazioni. Al giorno d’oggi, un testo come “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” può senz’altro rivelarsi ancora interessante e fornire spunti preziosi, ma con un’avvertenza doverosa: per approcciarsi alla sua lettura bisognerà inevitabilmente tenere conto dei notevoli cambiamenti sociali che hanno contraddistinto questo trentennio; in tal senso, non può essere esclusa la possibilità di imbattersi in qualche stereotipo/cliché o in affermazioni poco attuali, perché l’analisi di Gray – come, del resto, avviene spesso quando si tratta di testi datati – non può certo presupporre tutte le trasformazioni che si sono poi verificate all’interno delle nostre società e, di conseguenza, nell’ambito delle odierne relazioni di genere. Per avviare dunque una lettura senza pregiudizi di questo testo potrebbero rivelarsi utili una discreta dose di distacco dall’attualità e un pizzico di benevolenza da parte del lettore: solo in tal modo sarà possibile avventurarsi nel mondo di Gray – un piccolo mondo antico e moderno allo stesso tempo –, fatto di marziani, venusiane e soprattutto intriso del platonico mito dell’androgino, secondo il quale gli esseri umani si rincorrono, incontrano (e scontrano), fin dalla notte dei tempi, in vista del ricongiungimento con la propria metà e del rimanifestarsi di quella primordiale unità che viene comunemente chiamata “amore”.
Mariano Menna (1994), attualmente Talent Acquisition Analyst con 4Y di esperienza maturata principalmente in ambito IT/Cybersecurity presso un’importante società di consulenza informatica a livello internazionale. Giornalista pubblicista, ha pubblicato 4 raccolte di poesie e ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste letterarie e testate giornalistiche.