Non si può lavorare così, di Tony Schwartz
A cura di Andrea Valerio Chentrens
Considerazioni iniziali
Questo libro è il classico esempio di come smuovere le menti pur raccontando concetti per lo più noti.
“Non si può lavorare così!”, quante volte abbiamo pronunciato una frase del genere, nella nostra mente (probabilmente il più delle volte), nei confronti di un collega o (caso statisticamente più raro) o nei confronti di un superiore? Tony Schwartz, esperto mondiale nell’organizzazione del lavoro, ci spiega perché questa frase “rimbomba” costantemente nella nostra testa.
In una trattazione fluida, sistemica, lineare, e soprattutto chiara, l’autore di best seller ci illustra perché, nella maggior parte dei contesti lavorativi, si lavori male, in modo non sostenibile, producendo output di bassa qualità, in ambienti di lavoro stressanti e poco salutari. Ciò è frutto della logica aziendale del “Tutto, tanto e subito!”, logica che costringe i lavoratori a spingersi sempre oltre i propri limiti, per mantenere alto il livello di produttività e, di conseguenza, di competitività dell’azienda. Tuttavia, come sapientemente descritto dall’autore, tramite teorie accreditate e calzanti esempi pratici, questa logica non porta ad altro se non al fallimento.
È quasi sconvolgente come quanto più si prosegue nella lettura, tanto più ci si ritrova in quelli che l’autore definisce come comportamenti dannosi per la produttività e per il benessere dei lavoratori. Molti dei concetti riportati nel libro sono, di fatto, ben noti, come ad esempio: “più lavoriamo e meno ci ricarichiamo”; “la mancanza di sonno esige costi alti in salute, benessere emozionale e funzionalità cognitive”; “un regolare esercizio aumenta notevolmente le nostre capacità fisiche, mentali ed emozionali”; “mangiare poco ma a intervalli regolari è molto meglio che abbuffarsi una o due volte al giorno”. Sono tutti concetti relativamente scontati. Eppure, mi sono chiesto, durante la lettura, quante volte mi sia capitato di lavorare di più pensando di ricaricarmi meglio mentalmente sapendo di aver concluso un task; lavorare un’ora in più e dormire un’ora in meno, ritenendo di essere abituato a questi ritmi; o ancora, evitare di mangiare a pranzo, credendo di poter sopperire mangiando di più a cena. Queste descritte sono abitudini sbagliate che nascono tipicamente a causa della logica contestata dall’autore del “Tutto, tanto e subito!”.
Struttura del libro
Il libro si presenta come un percorso strutturato per il miglioramento personale e professionale. È suddiviso in sezioni dedicate a specifici comportamenti e/o abilità utili per il raggiungimento del successo. Ogni capitolo approfondisce tematiche chiave del mondo del lavoro, fornendo esempi pratici, esercizi coinvolgenti e promemoria finali per guidare il lettore nell’applicazione dei concetti appresi.
L’autore non si limita a trasmettere nozioni teoriche, ma le rende concrete e fruibili attraverso un approccio pratico che facilita la comprensione e stimola la motivazione. La ricchezza di esempi e la chiarezza delle spiegazioni rendono il libro fruibile a un ampio pubblico, indipendentemente dal background o dalle conoscenze pregresse.
Un punto di forza del libro è la presenza di strumenti/esercizi pratici per l’autovalutazione e il cambiamento positivo (che vi invito a svolgere con attenzione). Ogni capitolo si conclude con domande e spunti di riflessione che invitano il lettore a fare il punto sulla propria situazione e a definire i passi successivi verso il raggiungimento dei propri obiettivi.
In ultimo, la sintesi finale riepiloga i punti chiave di ogni capitolo, offrendo una panoramica completa del percorso di miglioramento proposto dall’autore. Il riepilogo conclusivo consente al lettore di ripassare facilmente i concetti appresi e di consolidare il proprio apprendimento.
Ma veniamo al concreto dei contenuti…
Parte prima – Un nuovo modo di lavorare
L’autore delinea la logica del “tutto, tanto e subito”, logica deleteria (non siamo fatti per lavorare come macchine), orientata a fare soldi che costituisce il punto di partenza della trattazione. Tutti abbiamo bisogno di trovare un equilibrio tra il consumo e il recupero di energia, questa logica mina tale equilibrio. Le fonti di energia degli esseri umani sono quattro, anticipate nella prima parte e approfondite nel corso della trattazione.
L’autore ci sprona a svolgere un’analisi introspettiva volta a comprendere meglio noi stessi e funzionale a intraprendere consapevolmente un processo di miglioramento.
Infine, l’autore si interroga su quale sia la ragione alla base della ripetizione di comportamenti negativi. Semplicemente “Siamo esseri abitudinari”: il nostro cervello fa meno fatica a compiere azioni già compiute in precedenza perché automatiche e si oppone ai cambiamenti. Altro non è che un meccanismo difensivo. Ma esiste una soluzione: istituire nuove ruotine positive in modo graduale e costante!
Parte seconda – Sostenibilità/Fisico
L’autore affronta la prima fonte di energia, quella fisica. È sconvolgente quanto la trattazione risulti interessante nonostante l’autore parli di principi e concetti già noti come ad esempio: c’è bisogno di un equilibrio tra consumo e recupero di energia; 7/8 ore di sonno sono fondamentali per rendere al meglio durante la giornata; una pausa lunga (vera, non controllando freneticamente le mail) o addirittura un pisolino pomeridiano (immagino che qualcuno stia rabbrividendo!) migliora la produttività; lo sport migliora lo stile di vita e la concentrazione sul posto di lavoro; è necessario mangiare meno, più spesso e in modo più salutare. Come anticipato, tutti concetti ben più che noti, ma fa sempre bene risentirli e approfondirli. Mi è rimasto impresso un concetto sul sonno: quando l’autore spiegava a dirigenti e manager che è fondamentale dormire 7/8 ore al giorno per mantenere alta la produttività durante le ore lavorative, molti hanno sostenuto di essersi “abituati” a dormire anche meno di 6 ore a notte. L’autore riporta un paragone di un ricercatore del sonno e cronobiologo della Harvard Medical School: “Come un ubriaco, una persona che si priva del sonno non ha veramente idea di quanto siano compromesse le sue normali funzioni. La maggior parte di noi ha dimenticato cosa significa davvero essere svegli”.
Parte terza – Sicurezza/emozionale
Quanto influisce il nostro stato d’animo sulla nostra performance? Totalmente! Non ce ne rendiamo nemmeno conto. Abbiamo poco tempo per recuperare energie fisiche e mentali e quindi entriamo in quella che viene definita “Zona di sopravvivenza”, zona nella quale il nostro cervello percepisce tutto come una minaccia e risponde per difendersi, d’istinto. Di certo non ci si trova nelle migliori condizioni di performance. È necessario avere la capacità di agire con consapevolezza, identificare le reali minacce. Come uscire dalla zona di sopravvivenza? Da soli è difficile! I manager, i leader, sono la chiave: sono loro a dover garantire un ambiente di lavoro sano che consenta un adeguato rinnovamento fisico e spirituale.
Emblematica la storia raccontata a inizio del dodicesimo capitolo (che non spoilero). Per sintetizzarne la morale, quando siamo di fronte a una situazione, mai saltare a conclusioni affrettate (tipico di chi si trova nella zona di sopravvivenza). Analizzate i fatti con lucidità e, di nuovo, con consapevolezza.
Parte quarta – Espressione di sé/mentale
L’autore smonta il valore oggi attribuito al multitasking (vanto sfoggiato nei CV e sui profili LinkedIn). La realtà, dimostrata, è che l’uomo (e la donna) non è fatto per operare come le macchine, processare contemporaneamente molti task e informazioni. Se leggiamo una mail, non siamo in grado di seguire appropriatamente una riunione. Significativo un caso pratico portato dall’autore: un manager, messo davanti a questa verità, ha affermato che non gli serviva seguire attentamente tutto ciò che veniva detto durante una riunione, ma bastava comprenderne il succo. In realtà, oltre a non dare valore ai vari interlocutori, il manager perdeva di vista tutti i dettagli che, come si sa, fanno spesso la differenza. Se svolgiamo più attività contemporaneamente, probabilmente le stiamo facendo tutte male!
L’uomo si distrae, per elementi interni e/o esterni. L’autore afferma nel capitolo quindici (il mio preferito) che le e-mail sono la fonte di distrazione maggiore sul lavoro. Il racconto dell’autore sembrava stesse fedelmente descrivendo ciò che vivo, sbagliando, quotidianamente. L’e-mail sono come una droga, sono l’elemento che ci consente di fuggire da task più onerosi. Controllare e rispondere costantemente ci dà l’impressione di avere tutto sotto controllo e di risolvere questioni che per altri sono impellenti. La realtà dei fatti è che stiamo solo scappando. Ricordate, come specifica l’autore, l’e-mail non necessita di una risposta immediata. Se un task è particolarmente urgente e non rispondete immediatamente alla mail ricevuta, state pur certi che verrete chiamati. Concedetevi uno spazio definito e delineato nella giornata da dedicare alle mail, per il resto, non aprite la casella di posta! (di nuovo, mi immagino persone rabbrividire!).
L’autore si sofferma poi sulla struttura del nostro cervello: emisfero sinistro/Left (parte logica e deduttiva) ed emisfero destro/Right (parte creativa ed empatica). L’emisfero sinistro è quello che usiamo di più, è quello che ci ha fatto sopravvivere nei millenni. L’emisfero destro è quello che permette di distinguerci dalle masse, di pensare fuori dagli schemi, di comprendere il quadro d’insieme. Per ragionare in modo creativo e migliorare le nostre performance, ci dobbiamo allenare, bisogna mantenere la concentrazione, entrare nella modalità-R (come definita dall’autore).
Anche in questo caso, il ruolo dei manager/leader risulta essenziale: sono loro a dover dare l’esempio, stabilire regole chiare in azienda (come leggere le e-mail solo durante l’orario lavorativo), predisporre ambienti di lavoro eterogenei che consentano da un lato, il confronto con i colleghi, dall’altro, la concentrazione necessaria per svolgere task impegnativi.
Mi ha colpito la tesi portata dall’autore riguardo gli open space, che avevo sempre ritenuto come spazi di lavoro utili al confronto, ma che, ripensandoci, minano pesantemente la capacità di concentrarsi.
Parte quinta – Significatività/spirituale
Perché ci alziamo la mattina? Perché andiamo a lavoro? Ognuno di noi deve trovare il suo scopo. Sembra una banalità, ma non lo è per niente.
L’autore propone un esercizio (che vi consiglio vivamente di svolgere) che serve a capire quanto valore diamo a diversi aspetti della nostra vita (lavoro/carriera, successi economici, coniuge/partner, bambini, ecc.). Nello specifico, chiede di compilare un grafico, indicando nella prima colonna l’importanza che diamo alla dimensione in esame (da 1 a 10), nella seconda le energie impiegate per l’attività, nella terza la differenza tra le prime due colonne. Se il risultato è negativo, non va bene. L’importante non è a cosa diamo valore, che è una scelta puramente personale; tuttavia, bisogna trovare un modo per equilibrare l’importanza che attribuiamo alle differenti dimensioni rispetto all’energia che impieghiamo.
E, come sempre, chi supporta questo processo di crescita personale (e professionale) dei dipendenti? Le aziende, i leader, che devono far in modo che ognuno trovi la sua dimensione, altrimenti a rimetterci saranno tutti (azienda inclusa). È necessario che i leader siano, prima di tutto, servant leader, trasmettano i valori e la mission aziendale, supportino i lavoratori perché siano sempre nella zona di performance (e non di sopravvivenza).
Conclusioni
Questo libro è una rivelazione per chi ricopre o aspira a ruoli di leadership. I concetti e gli strumenti qui presentati sono preziosi per chi guida e motiva. Il miglioramento individuale è il primo passo per un leader efficace. I leader, creando le condizioni per far sì che tutti raggiungano la “zona di performance”, possono ispirare i loro collaboratori a dare il meglio di sé. Il libro offre spunti e consigli pratici per aiutare i manager a sviluppare le loro capacità e a creare un ambiente di lavoro positivo e proficuo.
In definitiva, questo libro si configura come una guida preziosa per chiunque voglia intraprendere un percorso di crescita personale e professionale. L’approccio pratico, la ricchezza di contenuti e la chiarezza espositiva lo rendono uno strumento efficace per il raggiungimento dei propri obiettivi.
Concludo con un aneddoto, purtroppo molto triste, che rievoca in me il titolo del libro e il suo contenuto:
L’amministratore delegato della KPMG Eugene O’Kelly, […] ci scrisse «Mi muovevo a una velocità di cento chilometri all’ora. Lavoravo sempre, spesso fino a tardi e anche nei fine settimana. Mi sono perso praticamente tutte le recite di mia figlia. I chilometri che percorrevo ogni anno sfioravano i 250 mila. Negli ultimi dieci anni, ogni tanto, sono riuscito persino a pranzare in settimana con mia moglie. Due volte.» Nel 2004, all’età di cinquantaquattro anni, a O’Kelly fu diagnosticato un tumore maligno al cervello. Negli ultimi mesi di vita scrisse un libro autobiografico intitolato “Inseguendo la luce”. «Cosa sarebbe successo se non avessi lavorato così tanto?» si chiedeva. «Cosa sarebbe successo se, a parte fare il mio lavoro, e farlo bene, avessi usato la mia posizione per diventare un modello di equilibrio da seguire? Se l’avessi fatto in modo intenzionale, chi dice che, oltre ad avere più tempo per la mia famiglia, non sarei stato anche più concentrato a lavoro? Più creativo? Più produttivo? … Ma non l’ho fatto. Non una volta in tutti quegli anni. Doveva servire un tumore al cervello in fase terminale per farmi guardare le cose da un altro punto di vista».
A voi le dovute considerazioni!
Andrea Valerio Chentrens, PM certificato (PMP®; ACP®; UNI 11648:2022), socio del PMI e membro del PMI-SIC dal 2023, lavora come Program/ Project Manager e Consulente Senior presso Intellera Consulting (part of Accenture) per supportare le Pubbliche Amministrazioni Centrali e Locali nella gestione e nel coordinamento di programmi/progetti in ambito PNRR, oltre che di progetti finanziati a valere su fondi diretti e indiretti della Commissione europea. Già dal 2018 lavora come EU Project Manager supportando aziende private ed enti pubblici in progetti altamente innovativi e dirompenti nei più disparati settori, dal digital al sociale.