Hostage at the table – how leaders can overcome conflict, influence others, and raise performance, di George Kohlrieser
A cura di Elena Venuti
Scritto nel 2006 dal George Kohlrieser, Hostage at the table non è mai stato tradotto in italiano; la versione originale, ad ogni modo, risulta scorrevole e facilmente fruibile se si conosce l’inglese ad un livello almeno intermedio.
La variegata esperienza professionale di Kohlrieser – psicologo, negoziatore di ostaggi, consulente e professore universitario – si condensa in nove capitoli monotematici ben strutturati, volti a fornire degli strumenti pratici ai leader odierni. Inoltre, sono riportarte diverse testimonianze di vita reale, esempi di applicazione concreta delle strategie elencate e un’analisi dei motivi che ne hanno decretato il successo o il fallimento. Partendo proprio dalla negoziazione degli ostaggi, l’autore sottolinea il parallelismo tra la situazione del negoziatore e quella del leader: per ottenere il risultato migliore, entrambi devono fare propri alcuni concetti fondamentali e attuare delle strategie ben specifiche, senza le quali il risultato è tutt’altro che garantito.
Il primo concetto introdotto da Kohlrieser è quello del mind’s eye. L’occhio della mente, a suo dire, determina sia le nostre possibilità sia i nostri limiti: la chiave del successo di ogni leader di altissime performance è, dunque, riuscire a entrare nel giusto stato mentale, a capire le nostre e le altrui motivazioni, e a comportarsi sempre in maniera autentica. Tutto ciò è funzionale alla creazione di legami, che si considera una necessità primaria tanto quanto aria, acqua e cibo. Il concetto del cycle of bonding descrive il ciclo di attaccamento, legame, separazione e sofferenza che è una parte naturale della nostra vita. Imparare a creare, mantenere, rinnovare ed eventualmente rompere legami è di fondamentale importanza, soprattutto nei momenti di conflitto. Per focalizzare il proprio occhio della mente su strategie di successo, un buon leader deve identificare la propria secure base e imparare a esserlo per il proprio team. Il concetto della base sicura serve a instaurare fiducia, a infondere serenità e protezione e a rinforzare i legami all’interno del team o dell’organizzazione. Grazie a un occhio della mente favorevole, alla capacità di instaurare (e/o rompere) legami, e a basi sicure a cui fare riferimento, tanto un negoziatore quanto un buon leader possono concentrarsi sulle azioni necessarie per portare a termine il proprio compito con successo: gestire il conflitto, intraprendere un dialogo efficace, negoziare in modo adeguato e governare le proprie emozioni.
Il conflitto può essere un’ottima fonte di creativià e innovazione, se gestito correttamente, e può condurre a livelli di performance molto alta quando si riesce a indirizzare il team verso un atteggiamento win-win. Il leader deve imparare ad andare d’accordo con tutte le persone coinvolte nel conflitto e a considerarle amiche, non nemiche: per quanto ci sembri impossibile, focalizzare il nostro occhio della mente sull’ottenimento di un risultato che soddisfi al meglio tutte le parti e mantenere vivo un legame, anche in un momento difficile, è ciò che può fare la differenza sull’esito finale del conflitto. Comunicare in modo efficace è un’ulteriore sfida: un dialogo, sostiene Kohlreiser, è la ricerca di una verità superiore, è trovare il significato profondo delle parole e la sua qualità dipende in gran parte dal legame che si crea tra gli interlocutori. Un dialogo inefficace o inconsistente può essere causato da una rottura del suddetto legame, rottura che interferisce in diversi modi: si diventa passivi (non si risponde, o si risponde in maniera non esaustiva), si tende a minimizzare o a mancare di rispetto, si cambia l’obiettivo della comunicazione manipolandolo, si eccede nel fornire dettagli inutili e non richiesti. Per eliminare questi blocchi, è cruciale imparare ad ascoltare attivamente, a mantenere il legame e a rinforzarlo ripetendo il messaggio ricevuto per assicurarsi di averlo compreso nel modo corretto. Il dialogo ci permette di conoscere le necessità e gli interessi esatti del nostro interlocutore ed è una parte fondamentale della negoziazione. Tutte le negoziazioni efficaci, infatti, iniziano con la creazione di un legame; grazie al legame si possono comprendere desideri, interessi e necessità dell’altra parte, si può gestire qualunque conflitto interferisca con il processo di negoziazione e, di conseguenza, ottenere un risultato che dia mutuo beneficio. La negoziazione, infine, pur essendo una tecnica che può essere applicata nella vita di tutti i giorni, rischia di essere influenzata dalle emozioni. È di vitale importanza comprendere come le nostre emozioni si ripercuotano sulle decisioni che prendiamo e coglierne, pertanto, i cinque stadi che le caratterizzano: carica, tensione, rilascio, rilassamento e flessibilità. Ogni volta che proviamo un’emozione (sia essa paura, gioia o rabbia), l’obiettivo è di permetterle di attraversare tutti i cinque stadi e non bloccarla in uno stadio intermedio. Le emozioni, al pari dell’energia, si trasformano e possono essere usate come fonte d’ispirazione, se governate in modo opportuno.
In conclusione, l’autore ci esorta a vivere in uno stato mentale in cui non ci sentiamo ostaggi. Per raggiungerlo, dobbiamo ottenere un livello positivo di autostima, concentrandoci su ciò che è importante per noi e fare scelte coerenti. Per rimanere umili e continuare a imparare in ogni momento della vita dobbiamo saper scegliere delle sfide che ci facciano uscire dalla nostra comfort zone, ma che non ci mettano eccessivamente in crisi abbassando il nostro livello di autostima a un punto irrecuperabile. Dobbiamo prenderci il tempo per decidere chi vogliamo essere e dobbiamo vivere la vita come un viaggio e un’opportunità per imparare, contribuire e crescere ogni giorno. Fare scelte consapevoli ci permetterà di vivere una vita libera da uno stato mentale in cui ci sentiamo ostaggi e diventare dei leader migliori per i nostri team e le nostre organizzazioni.
Tra i tanti temi legati alla leadership, quello della gestione dei conflitti mi è sempre stato particolarmente a cuore – forse perché, soprattutto agli inizi della mia carriera lavorativa, ne ero più causa scatenante che forza domatrice! Con il tempo e l’esperienza si imparano a gestire emozioni e comunicazione in modo (più) efficace, ma come gestire i conflitti scatenati da altri quando ci si trova coinvolti nostro malgrado? Equiparare questa situazione a quella in cui si trova un negoziatore di ostaggi mi ha incuriosito molto e spinto a leggere il libro di Kohlrieser: non solo l’autore riporta diversi esempi di situazioni realmente accadute da cui trarre spunto, ma ci guida anche in un percorso di autoconsapevolezza con diversi rimandi alla vita quotidiana. Le riflessioni personali che questa lettura può suscitare pongono davanti a un bivio difficile da ignorare: focalizzare il proprio occhio della mente sul superamento degli ostacoli, o rimanere ostaggi di una vita di cui non riusciamo, o non vogliamo, prendere il controllo? A ogni lettore, a ogni lettrice, la propria risposta…!
Elena Venuti ha lavorato nel campo automotive per oltre 12 anni. Circa 6 anni fa, durante la gestione della costruzione di un prototipo marciante di autovettura, ha iniziato a interessarsi al project management, conseguendo la certificazione PMP® nel 2019. Dal 2022 si occupa di Resource Management presso un’azienda di progettazione software per i principali clienti mondiali del settore automotive. Dal 2023, Elena è diventata team leader del gruppo di volontari che gestisce i Social Media del PMI NIC.