L’intelligenza del rischio: come convivere con l’incertezza, di Dylan Evans
A cura di Domenico Petronella
“Viviamo nell’incertezza. Tuttavia dobbiamo scegliere, ogni giorno, cercando di prevedere quello che accadrà nel futuro.
E così rischiamo.
Ma siamo davvero capaci di valutare i rischi che corriamo? Tra i nostri amici, c’è chi ama il rischio e il pericolo, mentre qualcun altro è molto più cauto. Ma chi dei due affronta l’incertezza in maniera più efficace? Ci sono persone più abili nel valutare e gestire il rischio?”
L’autore del saggio da subito ci mette di fronte a quesiti a cui proviamo a dare una risposta basandoci solo sulla nostra sensibilità e percezione personale.
Dylan Evans ha osservato il comportamento di fronte a tali quesiti e ha dimostrato come l’intelligenza del rischio ci accompagna nella vita quotidiana.
L’intelligenza del rischio è la capacità di stimare in modo accurato la probabilità, sia si tratti delle chance che un determinato evento si verifichi nella nostra vita (per esempio incontrare un amico di vecchia data) o che si tratti di quelle chance relative al fatto che una informazione in cui ci siamo appena imbattuti sia vera (per esempio una voce su una OPA). Non sapendo come stanno esattamente le cose, siamo costretti a formulare ipotesi ragionevoli.
Cinquant’anni di ricerche sulla psicologia del giudizio e della decisione mostrano che la maggior parte delle persone non è molto abile in questo tipo di operazione.
L’intelligenza del rischio è la capacità di stimare accuratamente le probabilità. Questa può sembrare una dote di pochi ma in realtà siamo chiamati tutti i giorni a esercitarla.
L’autore ci aiuta a riconoscere questa capacità e utilizzarla al meglio nella vita di tutti i giorni. Fare ricorso alla probabilità ci permette di esprimere il nostro grado di convinzione in termini numerici relativamente precisi e saperlo fare è una componente dell’intelligenza del rischio.
Una regola empirica ben documentata su cui tendiamo a fare affidamento quando stimiamo la probabilità è l’euristica della disponibilità. Quando valutiamo le probabilità di un evento futuro, setacciamo la nostra memoria per cercare qualcosa di simile e basiamo la nostra stima sulla facilità del rievocare. Se ciò risulta agevole, presumiamo che l’evento sia probabile; se invece troviamo difficile pensare a qualcosa di simile, deduciamo al contrario la sua improbabilità.
Un modo per migliorare l’intelligenza del rischio consiste nell’esporsi a una più ampia varietà di opinioni e soprattutto nel cercare quelle opposte alla nostra.
L’autore ci invita a diffidare di chi è troppo sicuro di sé e al tempo stesso di chi non ha una minima idea della probabilità che un evento si verifichi.
Benché sia vero che quanti sopravvalutano la portata delle proprie conoscenze commettono più errori di giudizio delle persone dotate di maggiore intelligenza del rischio, è possibile che risultino più carismatici e autorevoli. Si scambia la sicurezza di sé per competenza. Quanti di noi avrebbero fiducia in un leader che dichiari di non essere sicuro?
L’autore ci aiuta a utilizzare la nostra intelligenza del rischio introducendoci all’arte della valutazione. Essa ci permette di sviluppare la capacità di stabilire nessi fra frammenti di informazioni apparentemente isolati. A domande bizzarre come “quanti accordatori di pianoforte ci sono a Chicago”, Evans ci insegna a scomporre il problema in sotto problemi. Scomponiamo la domanda in “quanti pianoforti ci sono in città” e “ogni accordatore di quanti pianoforti può occuparsi”. Per stabilire il numero di pianoforti bisogna stabilire il numero di abitanti della città e la proporzione tra abitanti che ne possiedono uno e il numero di scuole, sale concerto e così via che ne possiedono uno. Si reitera la scomposizione di problemi in sotto problemi fino a trasformare fatti noti sconosciuti in fatti noti conosciuti.
Nel corso di tutto il libro l’autore ha sostenuto che l’intelligenza del rischio è essenziale nella nostra vita personale e professionale ed è cruciale per avere una saggia politica pubblica.
Lo sviluppo della teoria delle probabilità ha generato altresì la sensazione che il caso possa essere compreso e quindi appaia meno capriccioso.
Lo stesso autore conclude con un monito: perfino una perfetta intelligenza del rischio non è una garanzia di successo. L’idea stessa di garanzia è in contrasto con il mondo probabilistico su cui l’intelligenza del rischio ci apre gli occhi. In questo mondo niente è certo o impossibile, esistono solo livelli di probabilità. Persino le decisioni più sagge possono rivelarsi controproducenti a causa della cattiva sorte.
Domenico Petronella, laureato a Bari nel 2003 in Informatica, è cresciuto professionalmente nel mondo SAP.
Certificato PMP® e ITIL®, dal 2010 svolge attività di project management per grandi player come Poste Italiane, Terna SpA, Ariston Thermo Group.
Da 2018 a 2022 ha ricoperto la mansione di “Responsabile dei Sistemi Applicativi Aziendali”. Dal 2023 è il responsabile dell’intera area di delivery & production di Sidea Group.