Fare il doppio in metà tempo: puntare al successo con il metodo Scrum, di Jeff Sutherland
A cura di Luisa Palazzo
Se cercate di comprendere il perché Scrum non è una metodologia ma la metodologia adeguata per raggiungere il successo, questo è il libro che fa per voi. Una sua genesi, redatta assieme al figlio,che spiega cosa ha condotto l’autore alla creazione di questo metodo e le implicazioni che ha avuto nella vita di tutti i giorni.
Jeff Sutherland ha deciso di buttar giù due righe raccontando il fantastico viaggio che lo ha portato alla ideazione e creazione di Scrum, spaziando dalle esperienze come cadetto di West Point, al pilota di caccia in Vietnam, prendendo spunto da molti attori incontrati lungo il suo cammino
Racconta di come questo suo strumento software sia stato elevato a stile di vita, meravigliandosi lui stesso delle innumerevoli implicazioni che ha avuto nella quotidianità, di come sia diventato un mindset di molte aziende.
Il libro è suddivido in nove capitoli ed alla fine di ognuno è presente un takeaway, un sunto di cosa ci portiamo a casa. Si potrebbe essenzialmente suddividere in 3 sezioni principali: la prima, che riguarda i primi due capitoli, racconta l‘ideazione della metodologia e tutti coloro che hanno avuto un peso nella decisione e creazione della stessa; la seconda sezione composta di 6 capitoli che rappresentano gli elementi chiave della metodologia; la terza composta da un solo capitolo dove illustra come scrum sia applicabile in qualsiasi campo.
Parte dal capitolo uno, dove attraverso il racconto di vari aneddoti fa comprende l’importanza della pianificazione, ma che va di pari passo con l’ipotesi del cambiamento, necessario a suo dire per evitare il fallimento. Bisogna lavorare meglio e in modo più intelligente.
Segue il secondo capitolo in cui, con un excursus su come le missioni come pilota, l’esperienza di volo e l’addestramento avuto abbiano cambiato la sua forma mentis adeguandola a quella che poi avrebbe ideato la metodologia, facendosi anche ispirare da un articolo scritto da due professori giapponesi di economia, Hirotaka Takeuchi e Ikujiro Nonaka, i quali riconducevano il lavoro di un team a quello di una squadra di rugby, affermando che quelle migliori si comportavano come se fossero in una mischia. In quel momento ebbe formalmente vita il metodo Scrum.
Passiamo poi alla seconda sezione, dove per ogni capitolo è presente la descrizione degli elementi essenziali che caratterizzano la metodologia e di ciò che è necessario per poter essere funzionali.
Tutto si basa sul “team”. Nel terzo capitolo spiega l’importanza delle dimensioni, delle competenze, dell’autonomia che deve avere un team per raggiungere l’eccellenza e di quanto sia funzionale la comunicazione e la condivisione delle informazioni per raggiungere l’obiettivo preposto in tempi celeri. Introduce la figura dello Scrum Master, un leader che guida il team verso il miglioramento continuo.
Altro aspetto fondamentale è il tempo, la suddivisione in tranche di lavoro programmate realizzabili da una a quattro settimane, alla fine delle quali ho un deliverable dimostrabile.
Tutto improntato per non avere sprechi. Sutherland dedica il quinto capitolo alla diversificazione degli sprechi, una teoria giapponese di Taiichi Ohno che suddivideva gli stessi in tre macroaree: muri, lo spreco per irragionevolezza; mura, lo spreco generato dall’Incoerenza; muda, lo spreco dovuto ai risultati. Tale concezione è in linea con il ciclo virtuoso PDCA elaborato da Deming: Plan, Do, Check, Act.
Ed è proprio la pianificazione, l’argomento centrale del sesto capitolo. È necessario pianificare in maniera dettagliata per assicurarsi il prossimo incremento di valore; non un banale elenco del to do, ma raccontiamo delle storie esaustive di modo che il team abbia le informazioni necessarie per poter adempiere al proprio compito. Utilizzare le storie per soddisfare i criteri INVEST: Indipendente, Negoziabile, Valorizzante, Estimabile, Snella, Testabile. Questo è uno dei trucchi da applicare per fare il doppio in metà del tempo.
Proseguendo il nostro viaggio nel mondo di Sutherland, ci imbattiamo nel capitolo sette dove si parla di felicità. Anche qui l’autore utilizza la sua personale esperienza di vita per spiegare questo concetto fondamentale per le aziende. Utilizza il termine “thriving”, presente in un articolo di Spreitzer e Porath in cui si parlava del benessere dei dipendenti, di quanto fosse importante questo fattore per fare crescere, sia in termici economici che qualitativi, un’azienda.
Questo modus operandi è utilizzato per fare crescere la produttività dei propri dipendenti, dando loro una felicità e un senso di appagamento che va anche a beneficio degli azionisti. Scrum ha fatto propri questi concetti, utilizzando anche la gerarchia dei bisogni di Maslow e notando, dai razionali presenti, che le percentuali di produttività aumentano in maniera esponenziale. Must?! Puntare a massimizzare la crescita personale e l’appagamento. Felicità è la parola del momento, ma non basta; essa va applicata e per farlo bisogna saper gestire le priorità.
A tal proposito il capitolo otto è centrato sull’importanza di questo concetto, di come sia vincolante creare un backlog e di mettere in cima le attività che hanno un maggiore valore con un minimo rischio. Viene introdotto il concetto di OODA: Osservare, Orientarsi, Decidere, Agire, così il Product Owner può comprendere quanto valore crea quell’incremento.
Giungiamo alla fine di questo pellegrinaggio con il capitolo nove intitolato “Cambiare il mondo”, dove si denotato le innumerevoli implicazioni di Scrum, di come viene utilizzato al di fuori dello sviluppo del software, di quanto sia vasta la matrice di applicazione. Un fantastico esempio è EDUSCRUM Foudation.
Sutherland ha dato all’umanità uno strumento semplice, una chiave di lettura dei problemi e di come affrontarli puntando l’attenzione sull’obiettivo da conseguire, indicando passo dopo passo come raggiungerlo e identificando gli ostacoli e i rischi.
In SCRUM ci sono delle regole che devono essere conosciute e trascese. Esse creano libertà, fanno uscire dagli schemi, fanno in modo che un team sia autonomo, interfunzionale, piccolo e libero da “biglietti da visita”; un team che possa fornire un lavoro di qualità significativamente superiore e a un ritmo più veloce attraverso l’introspezione, l’iterazione e l’adattamento. Questo è ciò che fa aumentare la produttività.
A mio parere, nel mondo lavorativo odierno la lentezza o l’inefficienza non è un lusso che ci si può permettere, maggiormente se si vuole raggiungere la vetta del successo. Esso richiede velocità, produttività e un impegno per il raggiungimento dei risultati. In altre parole, il successo richiede Scrum.
Mi presento sono Luisa Palazzo, ho una formazione prevalentemente tecnica. Attualmente ricopro il ruolo di Business Analyst.
In questo momento sto seguendo un Master di Executive Project Management, presso Istum finalizzato alla preparazione dell’esame PMP del PMI, di cui sono membro dal marzo del 2023.Ho iniziato la collaborazione ad un progetto anni fa e da quel giorno sono rimasta affascinata da questo mondo, tanto da spingermi a voler conseguire questa certificazione a tutti i costi.
Il mio leitmotiv?! Stay Hungry. Stay Foolish. And don’t settle!