“La morale è una questione di latitudine”, affermava il matematico Blaise Pascal, di certo non per dar voce a un estremo relativismo dei valori che rischia di annullare ogni valore, ma nel tentativo di comunicare il rispetto che si deve a ogni forma culturale differente dalla propria. E oggi, ancor più nella società senza confini della globalizzazione, il Project Manager deve sviluppare ed esercitare una “soft skill” fondamentale per la gestione dei progetti e, dunque, dei gruppi di persone che sono alla base del successo dei progetti stessi: l’intelligenza interculturale. In una società culturalmente diversificata, questa capacità può essere utilizzata come un potente strumento per acquisire autoconsapevolezza, ampliando la comprensione degli atteggiamenti e delle conoscenze di base della propria cultura. Dunque, essa permette di lavorare in maniera efficace in ambienti differenti dal proprio per storia, comportamenti, educazione e costumi, non forzandosi, però, a un’accettazione dell’altro per necessità, ma accogliendo la diversità come fonte di arricchimento e opportunità di miglioramento dei “propri processi” di gestione dei progetti.
Le differenze culturali possono essere un ostacolo: nella vita e nel lavoro. L’istinto ci porta a pensare che siamo tutti simili, nonostante cultura e origine differenti. E questo modo di pensare può condurre a incomprensioni tra persone provengono da luoghi differenti. Per evitare tale criticità e rendere le differenze arricchimento reciproco, occorre sviluppare una consapevolezza culturale. Comprendere l’importanza della dimensione interculturale all’interno delle attività quotidiane e acquisire una maggiore capacità di gestione delle dinamiche interculturali che caratterizzano i gruppi di lavoro e le organizzazioni. Ci sono diversi livelli di consapevolezza che ogni individuo può sviluppare accettando e apprezzando le differenze: il mio modo è l’unico modo; conosco il loro modo ma il mio modo è migliore; il mio modo e il loro modo; il nostro modo. Un percorso. Un viaggio. “Come il viaggiatore che è stato almeno una volta lontano da casa è più saggio di colui che non l’ha mai lasciata, così la conoscenza di un’altra cultura dovrebbe affinare la nostra abilità di osservare più attentamente la nostra per apprezzarla con amore”. (Margaret Mead)
Le differenze diventano colore, ricchezza, possibilità, scambio, crescita. In un’ottica progettuale e di team management, potremmo dire che le differenze si fanno necessità. Funzionali al raggiungimento dei propri obiettivi. Funzionali alla ricerca di un metodo che va oltre l’analisi logica e che ritrova nella costruzione interculturale un antico modus operandi. Molte persone, riprendendo un tema caro a Edward de Bono, trovano difficile la nozione di pensiero differente, poiché non corrisponde alle operazioni abituali di identificazione, giudizio e critica. Il cervello è una macchina per il riconoscimento, fatta per istituire degli schemi, servirsene e rifiutare tutto ciò che non rientra in questi schemi. È un sistema che gestisce le riserve energetiche attraverso l’inserimento di un pilota automatico. Un sistema fisiologicamente conservatore. E, dunque, proprio indossando cappelli di vari colori, possiamo riuscire a trasformare ciò che è diverso da un elemento da tollerare in un bene da tutelare. In una capacità dal potenziale praticamente infinito.
Impariamo, dunque, ad accettare le differenze culturali e queste diventeranno uno strumento di miglioramento continuo. Anche in questo, occorre metodo. Ammettere di non sapere, di non conoscere tutto e di poter sbagliare nelle proprie convinzioni è il primo importante passo per diventare culturalmente consapevoli. Ascoltare, osservare e comprendere con attenzione come interagiscono gli altri. Rispettare le differenze, le caratteristiche che rendono l’altro unico. Essere empatici, cercando di cambiare punto di vista per meglio capire le motivazioni altrui. Verificare le proprie ipotesi chiedendo un riscontro e assicurandosi di aver compreso correttamente il contesto. Modificare, se necessario, il proprio comportamento, adattandosi alla situazione, ma sempre rispettando i propri e altrui valori. E apprezzare ciò che è diverso come un dono perché è un dono per il proprio percorso di vita. Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze!
Disegni di Salvatore Parola
Sceneggiatura e testi di Francesco Spadera