SIC Book Review – Aprile 2021 – “Nudge. La spinta gentile”, di Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein – Recensione a cura di Enzo Troncone

La spinta gentile - copertina

SIC Book Review Aprile 2021Le nostre scelte sono influenzate dal modo in cui ci vengono presentate le opzioni che abbiamo a disposizione?
Questa è la domanda fondamentale del libro e della corrente di pensiero nota come Paternalismo economico.

Richard Thaler, premio Nobel per l’economia nel 2017, autore con Cass Sunstein di questo testo, riassume la sua ricerca nel campo dell’Economia comportamentale, mettendo in particolare evidenza come le scelte dell’individuo possano essere condizionate dal modo in cui vengono poste le opzioni di scelta. E sfruttare questa “violazione del principio di razionalità” per favorire, paradossalmente, “scelte razionali” che possano rivelarsi utili nella gestione dei comportamenti di un’azienda o, perfino, di un sistema Paese.

 

Razionalità e giudizio umano

L’economia comportamentale è la scienza che studia gli effetti di fattori psicologici, cognitivi, emotivi, culturali e sociali sulle decisioni degli individui e delle istituzioni e come queste differiscono da quelle che la teoria economica classica definisce “decisioni implicite”.

Intorno alla fine degli anni ‘40, due illustri studiosi, John von Neumann e Oskar Morgenstern, diedero un rilevante contributo allo studio del giudizio umano con quella che poi sarebbe divenuta la teoria dell’utilità attesa soggettiva, sviluppata e formalizzata da Leonard Savage. Von Neumann e Morgenstern dimostrarono che, partendo dall’ipotesi che il decisore rispetti alcuni principi di razionalità, è possibile determinare i valori numerici che determinano i valori personali,
in modo tale che un’opzione di scelta venga preferita alle altre disponibili se l’utilità attesa di tale opzione è maggiore delle altre. In pratica, se un decisore, di fronte a un problema di scelta tra diverse opzioni, rispettasse i principi di razionalità, gli “basterebbe” calcolare l’utilità attesa ed ecco la scelta ottimale e razionale. Questa teoria ben si applica ad alcuni tipi di decisioni ma mal si adatta a molte altre situazioni, ovvero alla maggior parte delle scelte che ogni giorno facciamo nella nostra vita, sia personale che professionale.

Una delle problematiche di questa teoria sono per l’appunto proprio i principi di razionalità. Senza voler fare un excursus di tutta la storia e tutte le teorie alla base del decisionismo razionale, il principio di razionalità, che interessa la teoria descritta da Thaler e Sunstein, è ”il principio di invarianza”: per un decisore razionale, differenti rappresentazioni di una stessa opzione dovrebbero dare luogo sempre alla stessa preferenza. In sostanza, quello che si sceglie è indipendente dal modo in cui viene presentato. Purtroppo questo, in moltissimi contesti e situazioni, anche in ambito professionale, non avviene. Non è un caso, infatti, che nel testo siano ripresi anche concetti e teorie del modello “Euristiche e Bias” di Daniel Kahneman (premio Nobel per l’economia 2002), inclusa la descrizione di diverse bias cognitive, ovvero di quelle distorsioni del ragionamento critico e razionale che spesso si verificano per fattori legati a tempo, stress, pigrizia cognitiva e, soprattutto, ai meccanismi del nostro pensiero (modello descritto secondo i Sistemi 1 e 2, ovvero Emozionale e Logico-Razionale).


Il nudge

Il testo qui recensito riassume egregiamente quelli che sono gli studi degli autori nel campo dell’economia comportamentale, riprendendo un filone di ricerca che vede, tra gli altri, studiosi del calibro di Herbert Simon e di Daniel Kahneman (tutti premi Nobel) e che ha avuto un notevolissimo sviluppo negli ultimi 30 anni.

Thaler e Sunstein, in particolare, si soffermano su come sfruttare le conoscenze relativamente a pregi e soprattutto “difetti” del giudizio umano, proponendo un concetto interessante di aiuto ai pianificatori strategici e politici: il “nudge”, che in italiano potrebbe essere tradotto come “pungolo” e quindi “pungolare…”. Gli autori descrivono tecniche di architettura delle scelte che consentono di orientare le scelte dell’individuo verso una determinata opzione, preferibilmente razionale!

Uno degli esempi più interessanti è quello sulla donazione degli organi. Nel libro viene mostrato come in molti paesi la percentuale di donatori sia molto più alta che in altri. Vi chiederete: Dipende dalla cultura? Da “incentivi particolari”? Niente affatto! Semplicemente, i paesi dove la percentuale dei donatori è più alta sono quelli dove questa opzione è rappresentata come opzione di “default” nei moduli dell’assistenza sanitaria. La maggior parte delle persone, infatti, lascia precompilate le opzioni di default in moltissimi formulari. Come mostrato in questo esempio, con semplici applicazioni di regole di architettura delle scelte, è possibile ottenere risultati importanti su temi di interesse pubblico.

Il paternalismo economico

Un altro dei concetti fondamentali esposti nel libro è quello del paternalismo libertario ovvero l’idea che sia possibile e legittimo per le istituzioni pubbliche e private influenzare il comportamento, rispettando, allo stesso tempo, la libertà di scelta, così come l’attuazione di tale idea. Seppure gli autori pongano delle condizioni e dei limiti che consentono di rispettare in ogni caso le scelte individuali, chi legge il testo avverte comunque la sensazione che alcuni aspetti restino controversi benché i metodi esposti, come l’esempio della donazione degli organi, possano effettivamente favorire comportamenti e scelte virtuose su temi di grande importanza pubblica.

 

Conclusioni e riflessioni personali in era Covid su Nudge et alii

Non nascondo di essere rimasto profondamente affascinato dal concetto di architettura delle scelte: progettare delle opzioni per aumentare la probabilità che, chi ci si trova di fronte, scelga proprio quella che risulti essere la migliore e la più razionale. L’utilizzo di questi metodi e conoscenze pone ovviamente sul piatto della bilancia i temi legati alla sfera dell’etica, in quanto il rischio è quello di usare queste stesse conoscenze per manipolare alcuni comportamenti. L’altro aspetto che ritengo di fondamentale importanza sul tema del giudizio, è quello legato all’educazione al ragionamento probabilistico e ai numeri. Viviamo in un mondo certamente più complesso e credo che questo tema vada affrontato in maniera metodologica. Leggendo gli studi e gli esperimenti condotti dagli economisti comportamentali, alle volte si rimane stupiti nell’apprendere di come anche esperimenti condotti su campioni di professionisti, che con i numeri e la statistica dovrebbero avere una familiarità più che quotidiana, abbiano invece confermato una certa difficoltà della mente umana a pensare in modo “naturale” in termini statistici e a riuscire a valutare in modo corretto il rischio connesso.

Il tema è più che attuale: abbiamo osservato tutti, purtroppo, scene di persone, in pieno lockdown, avere comportamenti palesemente irrazionali, mettendo a rischio se stessi, la propria comunità e i propri cari, con assembramenti e scarsa attenzione nell’uso dei dispositivi di sicurezza.  

E che dire, poi, delle discussioni relative all’uso dei vaccini per il COVID e alla valutazione dei rischi delle vaccinazioni?

Credo che metodi come il nudge, l’architettura delle scelte e la revisione dei programmi di formazione nelle scuole su temi come il decision-making e il pensiero statistico debbano entrare prepotentemente nelle agende e nei tavoli di discussione dei policy maker del post-emergenza. Ma anche che per noi, professionisti della gestione progettuale, mantenersi continuamente aggiornati sugli studi e gli ulteriori sviluppi nel campo dell’economia comportamentale, così come rimanere sempre analiticamente vigili di fronte a un problema di scelta, sia altrettanto professionalmente doveroso.

Enzo Troncone

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